Capita a volte, quando tiriamo troppo la corda, di percepire una condizione di stress persistente quando siamo a lavoro. Non sempre (e vedremo quando) ma è molto probabile che siamo in burn-out.
La sindrome da burn-out porta il lavoratore che ne è soggetto a sentire di “non farcela più” e di percepire grande insoddisfazione.
Se non vengono prese le giuste precauzioni il burnout può condurre ad un distacco mentale dal proprio impiego, con atteggiamento di indifferenza, malevolenza e cinismo verso i destinatari dell’attività lavorativa.
Il burnout non va assolutamente sottovalutato. Ecco perché te ne parliamo in questo articolo per offrirti delle strategie per superarlo.
Cos’è il burnout?
“Burn out” in inglese può significare “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato”. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il burnout è una sindrome derivante da stress cronico associato al contesto lavorativo, che non riesce ad essere ben gestito.
La sindrome del burnout è caratterizzata da una serie di sintomi come l’affaticamento, la delusione, il logoramento e l’improduttività che sfociano in disinteresse per la propria attività professionale quotidiana.
Dal maggio 2019 il burnout è riconosciuto come “sindrome” ed è elencato nell’11esima revisione dell’International Classification of Disease (ICD), il testo di riferimento globale per tutte le patologie e le condizioni di salute.
Il burnout si riferisce soltanto al contesto lavorativo e non deve essere esteso ad altri ambiti della propria vita.
Non va confuso con disturbi specificamente associati allo stress come il disturbo post-traumatico da stress, nonostante alcune manifestazioni possano essere condivise.
Le 4 fasi della sindrome da Burnout
Sono state individuate quattro fasi nell’insorgenza della Sindrome da Burn-Out. Ecco quali sono:
Entusiasmo idealistico verso il lavoro
Il lavoratore investe molte energie nel lavoro, motivato dall’ideale di aiutare gli altri, ottenere successo, essere efficace e utile per le persone. Tali motivazioni sono spesso accompagnate da aspettative irrealistiche di “onnipotenza”, dal desiderio di offrire soluzioni efficaci e immediate, di ottenere un successo generalizzato e rapido, apprezzamento e miglioramento del proprio status economico e sociale.
Stagnazione
L’operatore continua a lavorare ma si accorge che il lavoro non soddisfa del tutto i suoi bisogni e i suoi ideali, si scontra con le difficoltà e gli inevitabili insuccessi professionali reagendo in modo passivo o negativo. Si passa così da un super-investimento iniziale a un graduale senso di delusione.
Frustrazione
Il pensiero del professionista è dominato da una profonda sensazione di inutilità, scarso apprezzamento da parte dei superiori e degli utenti, nonché la convinzione di una inadeguata formazione per il tipo di lavoro svolto. Può assumere atteggiamenti aggressivi verso se stesso o verso gli altri, avere sintomi d’ansia e mettere in atto comportamenti di fuga dal lavoro come pause prolungate, assenze per malattia ed altro.
Disimpegno
La persona in Burn out sperimenta una vera e propria disaffezione al proprio lavoro, caratterizzata da delusione, insofferenza, intolleranza, cinismo, indifferenza, ma anche da sensi di colpa, sensazione di fallimento, tendenza ad ingigantire gli eventi negativi.
Quali sono le cause?
Le cause del burnout possono essere riscontrate in situazioni di forte divario fra le richieste dell’ambiente lavorativo e le risorse proprie del lavoratore, divario che consuma l’energia e l’entusiasmo della persona.
Non è quindi un problema della persona ma della relazione di questa con il contesto lavorativo nel quale opera.
Un ambiente lavorativo può essere estremamente stressante per alcuni e motivo di crescita per altri ma è l’interazione fra i diversi fattori occupazionali e i fattori individuali che causa il burnout.
Ci sono determinati fattori che possono contribuire al burnout:
- abnegazione nel lavoro;
- ambiguità o conflitto di ruolo;
- assenza di equità;
- crollo del senso di appartenenza al gruppo;
- definizione di obiettivi irrealistici;
- impossibilità a partecipare alle decisioni;
- mancanza di stimoli e gratificazioni,
- retribuzione non adeguata;
- sovraccarico di lavoro;
- turnazione lavorativa;
- valori contrastanti;
- vita iperattiva.
Sintomi e Conseguenze
È importante sottolineare in primis che per la ICD-11 il burnout non è una malattia, bensì una condizione che contribuisce allo sviluppo di altri disturbi con particolare tendenza a somatizzazione (comparsa di sintomi fisici come espressione di malessere psicologico), disturbi del comportamento, abuso di alcol, psicofarmaci e fumo.
La sindrome non insorge improvvisamente ma è caratterizzata da un decorso subdolo e difficile da identificare. Colpisce tre dimensioni:
- Energia. L’esaurimento è la prima reazione allo stress cronico quando la persona, avendo oltrepassato il suo limite massimo di gestione della tensione, si sente prosciugata e incapace di recuperare le energie.
- Coinvolgimento. La persona mette in atto dei comportamenti nel tentativo di proteggersi dall’esaurimento come il distacco, la freddezza, disimpegno, cinismo, abbandono dei valori, malevolenza nei confronti del proprio lavoro.
- Efficacia. Col tempo si sviluppano sentimenti negativi verso il lavoro che viene visto come opprimente. Si manifestano parallelamente perdita di fiducia nelle proprie capacità, inefficienza, inadeguatezza e insoddisfazione.
In base alle dimensioni maggiormente interessate si avrà una serie di sintomi diversi che purtroppo spesso danno inizio a un circolo vizioso, responsabile della caduta in una spirale che può concludersi con la perdita del lavoro.
Come viene stabilita la diagnosi della sindrome di burnout?
La diagnosi di sindrome da burnout è clinica e si basa sul colloquio con il medico per indagare la presenza dei sintomi fisici, comportamentali, psicologici e lavorativi.
Esistono anche alcuni questionari che esplorano il benessere lavorativo, la soddisfazione psicologica e il carico di lavoro. Un esempio è l’Employee Wellbeing Questionnaire ovvero il questionario sul benessere lavorativo).
Attualmente l’OMS sta vagliando delle possibili linee guida basate sull’evidenza scientifica che mettano al centro il benessere mentale nei luoghi di lavoro.
Quali sono i trattamenti ed i rimedi?
Non bisogna tralasciare l’importanza della prevenzione e la cura della sindrome da burnout. Per fare ciò è necessario un intervento organizzativo e individuale.
Non è facile riconoscere di aver bisogno di un supporto psicologico a causa del pregiudizio che ancora purtroppo oggi c’è intorno alla salute mentale.
La terapia psicologica fornisce gli strumenti necessari per gestire lo stress, ottenere una gratificazione dai risultati professionali, comprendere i meccanismi che hanno portato alla situazione attuale, programmare la propria crescita lavorativa e personale oltre che recuperare il proprio benessere psicofisico.
Conclusioni
Abbiamo visto che la sindrome da burnout non va affatto sottovalutata ed è importante prevenirla prima che la situazione si complichi ulteriormente.
Il disagio che crea la sindrome da burnout non si limita alla sfera professionale ma si estende in molti casi anche alla vita privata, a riprova del fatto che non è una diagnosi univoca bensì un fenomeno complesso che si manifesta diversamente da persona a persona.
Il nostro consiglio, in presenza di sintomi come quelli descritti nell’articolo, è di richiedere un supporto psicologico.
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FAQ – Domande frequenti
Quali sono i sintomi del burnout?
La sindrome non insorge improvvisamente ma è caratterizzata da un decorso subdolo e difficile da identificare. Colpisce tre dimensioni:
- Energia. L’esaurimento è la prima reazione allo stress cronico quando la persona, avendo oltrepassato il suo limite massimo di gestione della tensione, si sente prosciugata e incapace di recuperare le energie.
- Coinvolgimento. La persona mette in atto dei comportamenti nel tentativo di proteggersi dall’esaurimento come il distacco, la freddezza, disimpegno, cinismo, abbandono dei valori, malevolenza nei confronti del proprio lavoro.
- Efficacia. Col tempo si sviluppano sentimenti negativi verso il lavoro che viene visto come opprimente. Si manifestano parallelamente perdita di fiducia nelle proprie capacità, inefficienza, inadeguatezza e insoddisfazione.
Che cosa si intende per burnout?
La sindrome del burnout è caratterizzata da una serie di sintomi come l’affaticamento, la delusione, il logoramento e l’improduttività che sfociano in disinteresse per la propria attività professionale quotidiana. Dal maggio 2019 il burnout è riconosciuto come sindrome ed è elencato nell’11esima revisione dell’International Classification of Disease (ICD), il testo di riferimento globale per tutte le patologie e le condizioni di salute.
Quali sono le quattro fasi del burnout?
Sono state individuate quattro fasi nell’insorgenza della Sindrome da Burn-Out. Ecco quali sono:
- Entusiasmo idealistico verso il lavoro
- Stagnazione
- Frustrazione
- Disimpegno
Come superare il burnout?
Non bisogna tralasciare l’importanza della prevenzione e la cura della sindrome da burnout. Per fare ciò è necessario un intervento organizzativo e individuale. La terapia psicologica fornisce gli strumenti necessari per gestire lo stress, ottenere una gratificazione dai risultati professionali, comprendere i meccanismi che hanno portato alla situazione attuale, programmare la propria crescita lavorativa e personale oltre che recuperare il proprio benessere psicofisico.